Attilio Oliva, presidente dell’associazione Treelle, propone la propria ricetta per migliorare il sistema scolastico: scuole totalmente autonome, finanziate dallo Stato ma gestite da enti pubblici e privati.
La nostra proposta fa un passo ulteriore: scuole autonome, finanziate dallo Stato e governate democraticamente. Per leggere l’intervista a Oliva, clicca qui
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Spero di poter commentare qualche passo significativo del rapporto Trelle.
Scrivono
“È lecito chiedersi se neutralità sia sinonimo di pluralismo o di libertà.
Ovviamente, non lo è: e la neutralità stessa, in ambito educativo, non è possibile;
o, peggio, diventa un alibi per l’irrilevanza della funzione formativa. E,
dato che nell’età della formazione gli adolescenti sono comunque alla ricerca di
un’identità da costruire e riempire di senso, l’eventuale astensione della scuola
da questo compito finisce con l’aprire la strada alle incursioni degli interessi
esterni più vari. Il vuoto in educazione”
Ovviamente questa sono una affermazioni pesanti. La irrisione della nozione di possibile neutralità filosofica-religiosa della Stato (in campo istruttivo, se non in generale), potrebbe avere conseguenze illiberali (integraliste, o eticistiche). Che il compito di ‘riempire di senso’ (espressione che denuncia una mentalità di indottrinamento) gli adolescenti sia delle Scuole, è sicuramente errato, alle Scuole basta e avanza i compiti di istruzione intellettuale (che ovviamente comportano una loro deontologia, ma limitato alla relazione istruttiva).
Francamente con questa premesse non si va da nessuna parte.
“La scelta politica – più o meno consapevole – è stata di fatto un’altra: si è ritenuto che il pluralismo educativo potesse essere garantito dalla libertà individuale
degli insegnanti. Dato il loro grande numero, il pluralismo del sistema
dovrebbe risultare assicurato per una semplice questione di probabilità. Resta
il fatto che ciascun alunno non ha a disposizione il sistema, ma solo il piccolo
gruppo dei propri docenti: un insieme limitato e casuale, che fra l’altro gli
viene assegnato d’ufficio. E resta aperta anche l’altra questione: se la somma
fortuita di punti di vista diversi, rappresentati da più insegnanti, possa essere
considerata come un progetto formativo degno di questo nome. È più verosimile
che, agli occhi del giovane interessato, rappresenti invece la prova dell’incoerenza
degli adulti e della scarsa attendibilità dei messaggi che la scuola
propone.”(pag.18)
Punto molto dubbio. Che gli studenti siano messi di fronte a docenti con profili filosofico-religiosi assai differenziati potrebbe essere considerato uno dei grandi pregi della scuola italiana: quei consigli di classe in cui rivaleggiavano un insegnate di matematica ateo-miscredente, una di latino fiera bigotta, una fascistoide di educazione fisica, un liberista enaudiano con ascendenza gentiliane di storia e filosofia? L’autore dei trelle manifestano una qualche difficoltà a vivere in una società intrinsicamente pluralista. Di nuovo premesse che viziano tutto il ragionamento.
cont.
l’autore dei trelle confonde incoerenza con pluralismo. Esistono die problemi di incompatibilità di carettere e di scorettezza deontologica che sono ortogonali a quelli di coerenza filosofica-religiosa che l’autore sembra temere, di fatto rendendo difficile estrpolare dal suo discorso come individua e corregge i primi.
Interessante il capitolo sulle charter school, con conclusioni in chiaro scuro che vanno meditate. Per capire fino in fondo, bisognerebbe avere nozioni di diritto scolastico USA (materia non facile) e capire quale il business dietro queste CMO/EMO.
Rispetto alla proposta di questo blog, direi che l’analisi della Charter School offre qualche argomento a favore e qualche argomento di cautela.
Interessante anche il capitolo sulle Academics inglesi (non di tutta la GB), ma anche problematico. Mancano indicazioni su i diritti sindacali, le sicurezze di lavoro dei docenti. Non chiaro cosa significhino realmente la coda sinistra e la coda destra. Capire – per le superiori – lo stato precedente. In Italia abbiano un sistema ‘classista’ strutturato (professionali per figli di operai, tecnici per figli di impiegati, licei per figli di professionisti, con licei classici per upper class). Le academics sembrono intervenire su differenze equivalenti, ma strutturate diversamente, e non chiaro come e con quali risultati.
Nel report usata in modo aproblematico e non tematizzato la nozione di libertà educativa, e quindi poco significative le affermazioni al riguardo.
Interessante anche i report du Olanda e Francia. Il caso francese, strutturalmente più vicino al nostro, ha avuto un suo compromesso con de Gaulle, nei rapporti scuole statali, scuole private (principalmente cattoliche), con una strana forma di statalizzazione dell’insegnamento all’interno delle scuole provate, che non credo sarebbe ben voluta da nessuno in Italia. Interessante, ma molto legato all’esperienza francese. Per l’Olanda, anche quella molto legata alla storica esperienza di paese illuminato e iper tollerante.
La parte sulle paritarie italiane, non molto interessante, non utilizza l’analisi comparata dei precedenti report, per discutere cosa potrebbe essere utile importare. L’analisi elude chen le scuole cattoliche, nonostante quel che ne dicano provvedimenti legislativi mal pensati, non possono essere considerate pubbliche, esattamente perchè non neutrali rispetto alle opzioni filosofiche-religiose della famiglie. Si può discutere se famiglie che scelgono scuole private(=di parte) inceve che pubbliche debbano essere comunque aiutate (con forme di cofinanziamento della loro scelta) ma certo si confonde le acque a voler qualificare pubbliche le scuole di parte a ispirazione religiosa.