Scuole autonome e finanziate totalmente dallo Stato esistono già, in 43 Stati degli Usa su 51, un Paese in cui è diffusa e radicata l’idea che la scuola sia al servizio degli studenti e delle loro famiglie.
Negli Stati Uniti, dal 1991 esistono le Charter Schools. Malgrado il sistema dell’istruzione pubblica sia molto più decentrato e democratico che nel nostro Paese (le scuole sono gestite da distretti scolastici locali, eletti dai cittadini), alcuni presidi e insegnanti hanno sentito l’esigenza di creare scuole più aperte alla libertà educativa e all’innovazione didattica, rispetto a quelle gestite dai distretti scolatici (District Schools).
Le Charter Schools sono svincolate dagli ordinamenti generali per l’istruzione del proprio Stato e sono invece gestite da un contratto (charter) tra il soggetto promotore (per esempio, un gruppo di educatori, siano genitori o insegnanti) e l’Ente che le autorizza, di solito il Distretto Scolastico. Il contratto ha una durata stabilita nel tempo, dopo di che può essere cancellato, modificato o rinnovato.
Una scuola già esistente può trasformarsi in Charter School oppure ne può essere fondata una da zero.
Il contratto deve prevedere un progetto educativo e indicare i nomi del Board of Governors, cioè delle persone che gestiranno la scuola. Sono nate anche organizzazioni, a scopo di lucro e non, specializzate nell’assistere chi vuole creare una Charter School nella stesura del contratto e nella gestione amministrativa.
Oltre a questo, esiste una sorta di contratto implicito tra la scuola e le famiglie: dato che i fondi sono assegnati in proporzione agli alunni e ogni famiglia è libera di mandare il figlio anche in una district school, cioè in una scuola “normale”, la soddisfazione di un buon numero di genitori è una condizione necessaria per la stessa esistenza di una Charter School.
Gli insegnanti vengono assunti direttamente dal Preside e sono dipendenti della scuola, non del Distretto.
L’accesso alle Charter School, per gli studenti, è libero e gratuito. A sceglierle sono soprattutto le famiglie meno avvantaggiate, per esempio perché appartengono a minoranze etniche, e proprio gli studenti appartenenti a queste minoranze ottengono i risultati positivi più significativi.
La nostra proposta di Autonomia Democratica è analoga: solo che, dato che in Italia non esistono i Distretti Scolastici a gestione democratica, il “contratto” verrebbe stipulato con le famiglie, attraverso l’elezione del Consiglio di Amministrazione.