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Compiti per le vacanze: quando la scuola invade la vita

nocompitiPagine e pagine di esercizi da fare o, quando va bene, libri da leggere, che poi nessuno controlla. I compiti per le vacanze,  secondo il pediatra Italo Farnetani, sono inutili e persino dannosi.  Per Farnetani, infatti, «i compiti sono una vera piaga: un obbligo assolto con poco entusiasmo dagli alunni, sempre su stimolo dei genitori, in un momento dell’anno in cui invece dovrebbero stare all’aperto, giocare, riscoprire la natura, le amicizie, la famiglia e persino la noia.”
Il pediatra suggerisce che i compiti potrebbero essere sostituiti da piccole ricerche da fare con lo smartphone.
Ma esiste anche un’altra possibilità: lasciare che almeno il tempo extra scolastico sia gestito dalle famiglie. Invece che  pungolare i ragazzi perché facciano i compiti, rimproverarli perché non li hanno fatti, avvelenando il clima in famiglia, o addirittura aiutarli a farli, assumendo un ruolo che a loro non compete, i genitori potrebbero portarli a visitare un museo (e, ormai, anche in Italia, ve ne sono di bellissimi e didatticamente attrezzati) o un luogo interessante, leggergli i capolavori della letteratura per l’infanzia, fargli scoprire gli animali e la natura… In sintesi, riappropriarsi della propria capacità educativa, almeno nei periodi in cui sono liberi dal lavoro.
Molti insegnanti danno i compiti nel timore che i bambini passino l’estate davanti al televisore. In pratica, suppongono che le famiglie siano, per la maggioranza, inadeguate a seguire i figli. Ma non sempre è vero e in ogni caso, la scuola, sostituendosi sistematicamente ai genitori, come se potesse svolgere per intero la funzione di istruire e educare i giovani, di fatto li deresponsabilizza sempre di più, creando un circolo vizioso. Meno mamme e papà si sentono adeguati e sanno di dover fornire stimoli ed esperienze ai figli, meno lo faranno. E più la scuola sentirà l’esigenza di dare compiti. In questo modo anche lo spazio per altre risorse educative presenti nella società (scout, associazioni sportive, gruppi giovanili ecc.) viene compresso.
Invertire questa tendenza è soprattutto compito dei genitori, che devono riprendesi la propria responsabilità educativa, come prevede la nostra proposta

Redazione
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