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Una scuola diversa è possibile

Questo post è una risposta al commento, di cui riportiamo qui sotto un estratto, scritto da un insegnante riguardo della nostra proposta.

 ………. Nel merito di alcuni singoli passaggi del vostro manifesto avverto però espressioni legate ad una società che non c’è più: le famiglie sono in crisi, e spesso ciò che vogliono per i loro figli è solo una scuola più facile, a costo zero, e la promozione senza fatica. Il livello di governament delle nostre scuole (1.000 e più studenti, 200-300 professori più personale aggiunto) è oggi molto complesso, e non basterebbe la buona volontà di qualcuno che si facesse rappresentante della società civile: ci vuole personale ben formato e consapevole di che cosa sia fare scuola nella complessità. Un consiglio di amministrazione (che corrisponderebbe all’attuale consiglio di Istituto, che per lo più decide su delibere già preparate dal Preside e dai suoi collaboratori insegnanti, nonché dal DSGA), rischierebbe di essere solo il contorno di decisioni più o meno politiche o soltanto burocratiche presa già da altri a monte. Si aggiunga il problema dei conflitti di competenza: se si deve toccare l’edificio scolastico, allora competente è solo la provincia, sempre abbastanza irraggiungibile…

La mia domanda è dunque questa: come adattare la vostra pur interessante proposta all’attuale complessità ed elefantiasi burocratica delle scuole statali e della normativa scolastica, senza rifugiarsi in un mondo di scuole “private” più o meno belle ma fatte per pochi fortunati? questa mi sembra una bella scommessa, ma lo sguardo ai modelli europei (ne ho citato uno solo), mi sembra un’occasione per uscire da schemi mono-tipici.Grazie!

Giorgio Cavalli (insegnante di storia e filosofia)

Innanzi tutto, ringrazio il prof. Cavalli per averla presa sul serio.

Mi pare che i punti di perplessità siano cinque:

  1. I genitori
  2. La scelta di una scuola facile, a costo zero (per la famiglia, non per la collettività che il costo lo paga con le tasse) e la promozione assicurata.
  3. La qualità degli amministratori
  4. I conflitti di competenza per quanto riguarda locali e attrezzature
  5. Come costruire un’alternativa non minoritaria all’attuale scuola statale centralista e burocratica?

Innanzi tutto, i genitori.

È probabilmente vero che le famiglie non hanno, nella grande maggioranza, un atteggiamento adeguato nei confronti della scuola né una adeguata consapevolezza del loro compito educativo. Tuttavia, bisogna chiedersi come mai. Mi sembra scontato che la stragrande maggioranza dei genitori desideri il bene per i propri figli. Se, per quanto riguarda la scuola, lo identificano con la promozione assicurata, di chi è la colpa? Chi ha loro impedito di avere una coscienza più adeguata di ciò che è bene per i loro figli? Io credo che dipenda dal fatto che i genitori sono stati estromessi totalmente dalla scuola da troppo tempo, mentre la scuola occupava sempre più la vita di bambini e ragazzi. Estromessi da una scuola che si presenta come uniforme, quindi senza nessuna necessità di scegliere: perché scegliere fra cose uguali?

Non c’è come impedire che una facoltà venga esercitata per ottenerne l’atrofizzazione. La nostra proposta mira proprio a togliere i genitori da questo stato di minorità e di estraniazione nei confronti della scuola statale, superando la situazione in cui l’unica manifestazione di responsabilità è quella di scegliere fra scuola statale e scuola paritaria (o meramente privata).

Noi pensiamo che proprio l’attribuzione ai genitori di un reale potere di influire sulla scuola faccia crescere la loro capacità di educare.

Per quanto riguarda il secondo punto, è certamente necessario abolire il valore legale del titolo di studio, che lo degrada a “pezzo di carta”. Quando una scuola varrà non per il “pezzo di carta” che rilascia ma per la sua capacità di concorrere con la famiglia all’educazione della persona, e quindi anche ad abilitarla a esercitare un lavoro, tutta la società ne trarrà vantaggio e i genitori non saranno più tratti in inganno.

Veniamo ora al terzo punto: la qualità degli amministratori. Circa il 10% degli alunni italiani frequentano una scuola paritaria, che si mantiene con rette sensibilmente inferiori al costo di un alunno di scuola statale e forniscono lo stesso servizio delle scuole statali (se no non sarebbero paritarie). È lecito perciò pensare che nella società vi siano delle risorse adeguate per amministrare anche le scuole autonome.

La nostra proposta elimina ogni conflitto di competenza tra amministratori di scuola autonoma e Comuni e Province. Semplicemente la scuola autonoma acquisisce da Comuni e provincie la piena proprietà di edifici e attrezzature.

Sicuramente, il passaggio da scuola gestita dal Ministero e dalla burocrazia statale a scuola autonoma non deve essere imposto. Il passaggio deve avvenire su base volontaria, lo devono decidere a maggioranza i genitori di ogni scuola. Noi pensiamo che dopo pochi anni tutti si convinceranno della superiorità di un sistema di scuola autonome sull’attuale scuola gestita dallo Stato.

Abbiamo risposto in modo un po’ sbrigativo alle perplessità manifestate dal prof. Cavalli. Per ogni approfondimento delle varie problematiche rimandiamo agli altri articoli pubblicati nel sito.

 

Redazione
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Cambiamo la scuola con l'autonomia democratica

33 commenti

  1. Avatar

    Grazie per la cortese ed esauriente risposta alle mie osservazioni, che avete saputo sintetizzare perfettamente. Sono convinto anch’io che questa debba essere la direzione per un vero rinnovamento (e possiamo dire salvataggio) della scuola italiana, dentro ad un sistema misto integrato, che veda la virtuosa con-correnza di scuole statali e scuole pubbliche non statali, non necessariamente le une contro le altre armate, ma addirittura se possibile unite insieme e trasversalmente in poli e reti di qualità. Dico qualità, perché non mi piace molto, se applicata alla scuola, la parola eccellenza, che fa pensare a scuole per le élite più fortunate. Sono convinto che sarà una battaglia ancora molto lunga, per l’impermeabilità di una società italian che da fine Ottocento ha visto un progressivo accentramento dell’esperienza educativa, con la convergenza ideologica del liberalismo di matrice hegeliana, del fascismo, della tradizione comunista e anche della troppo timida Democrazia Cristiana, che ha sempre preso a prestito la politica sulla scuola da altre culture, mentre si assicurava il controllo del Ministero. Oggi parlare di pluralismo educativo dentro alla scuola di stato è ancora molto difficile, ma l’autonomia è sempre più un bisogno almeno vagamente avvertito, credo, da quegli insegnanti della scuola statale che ancora non hanno rinunciato alla bellezza di un lavoro propositivo e ad essere protagonisti della propria professionalità.

  2. Avatar

    “Veniamo ora al terzo punto: la qualità degli amministratori. Circa il 10% degli alunni italiani frequentano una scuola paritaria, che si mantiene con rette sensibilmente inferiori al costo di un alunno di scuola statale e forniscono lo stesso servizio delle scuole statali (se no non sarebbero paritarie). È lecito perciò pensare che nella società vi siano delle risorse adeguate per amministrare anche le scuole autonome.”

    Questo non è vero, ed è un problema. Le scuole paritarie attualmente NON forniscono lo stesso servizio, per es. non hanno i costi per l’inserimento dei disabili, (e ad essere precisi non hanno nemmeno i costi per l’inserimento dei docenti disabili) e sopratutto non hanno i costi di accettare tutti gli studenti indipendentemente dalla possibilità di pagarsi le rette scolastiche. Ovvero, per essere credibile la proposta deve spiegare come può essere adottata da Scuole di fatto gratuite e che non possono – per legge – rifiutare nessuno che vuole iscriversi.

    grazie risposta
    mario

    ps scrivo per amore della cogenza argomentativa, non per fare ostruzionismo.

    • Redazione

      Grazie per la precisazione. In effetti, il paragone dei costi per alunno tra scuole statalie scuole paritarie è molto impreciso, anche per la mancanza di alcuni dati, per esempio, non è noto il costo per ciascun tipo di scuola e, ovviamente, paragonare un liceo classico a un istituto alberghiero o tecnico non ha senso, perché i costi sono necessariamente diversi. Quello che a noi premeva dire è che in Italia esistono già persone (i dirigenti delle paritarie) in grado di amministrare una scuola per intero, dalla didattica all’edificio, con costi ragionevoli, e che quindi è possibile reperire delle persone in grado di fare lo stesso nelle scuole statali autonome.

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        “in Italia esistono già persone in grado di amministrare una scuola per intero, dalla didattica all’edificio”

        Non sono del tutto sicuro, nel senso che le scuole paritarie – stante il ruolo marginale e ‘parassitario’ – non devono affrontare alcune difficoltà. Ma la mia obiezione è in inutile, perchè probabilmente si potrebbero comunque formare dirigenti di quelle che chiamate ‘scuole statali autonome’. Quello che ancora non è chiaro è se condividete l’osservazione che queste SSA sarebbero molto diverse dalle attuali paritarie, se le vogliamo considerare pubbliche, perchè – a differenza delle paritarie – non potrebbero selezionare gli alunni, fondare il budget sulle rette, nè forse reclutare discrezionalmente i docenti. O pensate che una scuola pubblica, per quanto autonoma, possa fare una o tutte di quelle tre cose?

        grazie
        m.

        • Redazione

          Le Scuole Statali Autonome che proponiamo sono diverse dalle scuole paritarie in alcuni aspetti, simili per altri. Sono diverse in quanto gli iscritti non pagano una retta, verrebbero infatti finanziate con un contributo statale per ogni alunno iscritto calcolato in modo adeguato (tenendo cioè conto del tipo di scuola, della zona in cui opera ecc.). Da questo punto di vista sono però anche simili alle paritarie in quanto devono far fronte a tutte le loro necessità con questo introito. Per quanto riguarda il personale noi pensiamo che dopo la fase iniziale le scuole debbano essere libere di scegliere il loro personale, è solo in questo modo che si può formare una squadra in cui si instauri una reale collaborazione in vista di un obiettivo comune l’educazione e l’istruzione degli alunni.

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            “le scuole debbano essere libere di scegliere il loro personale”, non è equivalente a i genitori debbano essere liberi di scegliere… Come risolvete un possibile conflitto da (alcuni) genitori e (la maggioranza) del CDA?

            • Redazione

              In tutti gli enti a gestione realmente democratica c’è un’opposizione. I consiglieri “di minoranza” possono far sentire la propria voce all’interno del CDA. Tuttavia, proprio la mediazione del CDA, non composto da genitori, è utile per stemperare le contestazioni di chi si improvvisa “sindacalista” del proprio figlio.

              • Avatar

                La risposta mi sembra presupponga qualcosa di errato, anche se non mi è chiaro come formulare il mio dubbio. Direi che esiste una differenza tra la questione di assicurare le corrette garanzie alle minoranze di un corpo elettorale in un processo per la nomina di un organismo di governo, e quella di assicurare le garanzie affinchè un servizio rivolto a più persone rispetti un determinato spettro di peculiarità di ciascuno. Per es. una scuola pubblica deve assicurare le seconde anche a chi non desidera partecipare al processo elettorale che precedete.
                ps Non so cosa intendete per ‘sindacalista’ del figlio.

          • Avatar

            Detto per inciso, alle obiezioni principali, scrivete “obiettivo comune l’educazione e l’istruzione”, ma io non includerei che è costituzionalmente estranea ai compiti delle Scuole statali (e a mio parere correttamente così), piuttosto riserva esclusiva delle famiglie.

            • Redazione

              Oggi, per vari motivi, tra cui il fatto che bambini e ragazzi passano molto più tempo a scuola, rispetto al passato, la scuola statale propone molto spesso progetti di educazione (per esempio sessuale, stradale, alla legalità ecc.) A volte questi progetti sono richiesti dalle famiglie stesse, altre volte, invece passano sopra le teste dei genitori, che vengono a sapere quali valori sono stati trasmessi ai figli solo a cose fatte.
              Ma, cosa più importante l’insegnamento come pura trasmissione di conoscenze e/o competenze è un’utopia, soprattutto in età evolutiva. Un insegnante, consapevolmente o no, modella i valori degli allievi con il proprio comportamento. Per esempio, può stimolare un atteggiamento competitivo, fino al disprezzo dei più deboli, o, al contrario di solidarietà. Se valuta con equilibrio, trasmette meritocrazia, se premia la piaggeria e magari lascia copiare, insegna che nella vita bisogna essere “furbi”, se si abbandona ai propri umori o pregiudizi, trasmette diffidenza verso l’autorità…

              • Avatar

                questo però non risponde alla mia obiezione, sia nei termini dell’attuale Costituzione, sia in termini astratti.
                L’idea di eleggere un CDA da parte dei genitori può anche essere Ok, ma certo non risolve il problema di quali garanzie assicurare alle singole famiglie rispetto all’Istituzione scuola.

                (In termini di teoria politica, l’estensione dei diritti civili non risolve il problema della garanzie a tutela dei diritti di libertà, un vecchio problema del pensiero di sinistra, con esiti tragici nella tradizione comunista del secolo scorso)

  3. Avatar

    “Sicuramente, il passaggio da scuola gestita dal Ministero e dalla burocrazia statale a scuola autonoma non deve essere imposto. Il passaggio deve avvenire su base volontaria, lo devono decidere a maggioranza i genitori di ogni scuola.”

    ???. Cosa significa i genitori di ogni scuola? Consideriamo il Liceo Classico GrandeAutore di Roma, attualmente nell’anno scolastico 13/14 frequentato da 673 studenti, appartenenti a circa 652 nuclei familiari (ci sono diversi germani), per un totale di 1258 genitori (ci sono diverse nuclei monogenitoriali, non tutti di cittadinanza italiana). Sarebbe la maggioranza di questi 1258 a decidere, e perchè non includere i genitori degli iscrivendi. E io che ho frequentato quella Scuola anni fa, e che ancora conserva i miei elaborati e diplomi, posso partecipare alla decisione?
    Insomma mi sembra che non funzioni.
    mario

    • Redazione

      Caro Mario, la nostra proposta distingue due fasi. La prima fase riguarda il processo mediante il quale la scuola statale diventa scuola statale autonoma con la governance che noi proponiamo. Questa fase incomincia con la richiesta di referendum che avviene entro il 20 ottobre, il referendum si svolge entro il 30 novembre. A queste operazioni partecipano i genitori degli alunni iscritti nell’anno scolastico corrente. I genitori degli alunni usciti dalla scuola non hanno nessun titolo per partecipare, per loro la scuola è acqua passata, possono però mettere a disposizione dei genitori “attivi” la loro esperienza durante la campagna per il referendum e anche dopo, durante quella per l’elezione del Consiglio di Amministrazione. Per quanto riguarda i genitori futuri iscritti alla scuola a questa fase non possono partecipare perché non si sa chi sono, infatti le iscrizioni per l’anno scolastico successivo si chiudono a gennaio o a febbraio.
      All’elezione del CDA partecipano invece anche i genitori iscritti per l’anno scolastico successivo, l’elezione avviene infatti il mese successivo alla chiusura delle iscrizioni.

      Con quest’ultima risposta speriamo di essere stati esaurienti. Ci piacerebbe però avere un tuo parere sul nocciolo della questione che è l’affronto dell’emergenza educativa perché è questa la preoccupazione che ci ha mosso nell’elaborare la nostra proposta.

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        Ancora non capisco.
        Consideriamo il Liceo GrandeAutore di Roma, a.s. 13/14, quale è il corpo elettorale del referendum? Mi sembra di capire i genitori degli iscritti. Diciamo pure che adottino la vostra proposta. L’anno dopo corpo elettorale cambia (1/5 esce, 1/5 entra). Si rivota? Se si, il CDA che prevedete potrà prendere provvedimenti solo per un anno, o no?
        grz m.

        vedo problematici anche altri problemi della vostra proposta.

        • Redazione

          Il corpo elettorale per il referendum è composto dai genitori iscritti alla scuola nell’anno scolastico corrente. I corpi elettorali cambiano continuamente, la gente muore, cresce, cambia residenza ecc.Il CDA dura in carica due anni, una continuità positiva può essere favorita dal fatto che i suoi membri possono essere rieletti. La durata di due anni è un compromesso fra l’esigenza di una continuità di governo e quella di un coinvolgimento dei genitori che riteniamo indispensabile per un incremento della loro responsabilità e capacità educativa. In questo modo ogni genitore vota tre volte se la scuola dura cinque anni, due se la scuola dura tre anni.

          • Avatar

            Quindi, se capisco, si può votare anche per ritornare allo status, diciamo, non autonomo. Ma in questo caso, la Scuola, non più autonoma, non avrebbe più titolo a mantenere i docenti precedentemente di ruolo?

            • Redazione

              In realtà, la nostra proposta non prevede che una scuola autonoma possa tornare alla gestione precedente. Questo per evitare che si crei un eterno dibattito autonomia sì/autonomia no, al posto del più urgente dibattito sulla gestione concreta dei problemi di quella scuola.

              • Avatar

                Ma questo non sta in piedi.
                Un occasionale composizione elettorale non può pregiudicare la possibilità per altri.
                Perchè non proponete una riforma degli organi collegiali, valida per tutte le scuole?

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            Quindi, se capisco, si può votare anche per ritornare allo status, diciamo, non autonomo? Ma in questo caso, la Scuola, non più autonoma, rientrerebbe nei meccanismi di reclutamento per concorso, e se si, riprendendosi i docenti cheil CDA del periodo autonomo aveva ‘licenziato’?

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        “Emergenza Educativa”?
        In Italia o nel mondo?

        Problemi ce ne sono negli USA (costi, sistema dei prestiti, basso livello), in GB (classismo), per non parlare di Cina, India o Giappone.
        Delle vostre premesse condivido che i genitori sono stati espulsi, e – con mie parole – la contrarietà della trasformazione del docente da professinista simil-libero a impiegato. Credo anche io che la scuola che funziona sia quella basata su un forte legame di fiducia genitori-docenti. Che questo passi per un reclutamento discrezionale dei docenti via gestore della scuola non credo. Credo che il gestore si debba occupare solo di provvedere alla logistica (gestione spazi e attrezzature) e che il docente debba essere una figura simil libero professionale (in linea di principio con un proprio ordine). Forse, ma da pensare nei dettagli, introdurrei forme di espressione di gradimento da parte dei genitori dei docenti, riorganizzarei l’organizzazione degli orari per classi parallele, e farei in modo che il consiglio di classe sia formato da docenti che condividono uno stile didattico.

        alla prossima
        grz

        • Redazione

          Se il personale della scuola non deve essere scelto dal CDA (su proposta del dirigente didattico per il personale docente e del dirigente amministrativo per quello non docente), come immagini una procedura di assunzione che garantisca la formazione di una squadra abbastanza affiatata da collaborare al raggiungimento dei fini educativi e di istruzione propri di una scuola?

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            Dipende molto dai ruoli che si riconoscono ai docenti. Se – come oggi e con una profonda anche se spesso travisata logica (il che non vuol dire necessariamente condivisibile) – il docente è sia didatta sia certificatore finale dei livelli di appredimento conseguiti (per capire quel che sto dicendo: vedi la riunione di scrutunio finale di un consiglio di classe come una riunione peritale di ufficiali pubblici che concedono o meno un titolo pubblico) allora ovviamente è difficile sostenere che i membri di questo collegio peritale siano scelti (direttamente o via nomina di un CDA) dai (genitori) dei periziati, e anche che si scelgano tra di loro. Se pensiamo di far saltare il ruolo ‘peritale’ (= i docenti preparano a test di certificazioni somministrati da enti terzi, come un allenatore sportivo prepara a una gara valuatata da giurie terze) (sarebbe un bel cambiamento che non è chiaro nella vostra proposta se prevedete), allora nemmeno credo il reclutamento debba essere da parte del gestore logistico della Scuola, ma potrebbe allora essere – utopia per utopia – direttamente da parte dei genitori (modello pediatra di libera scelta, da liste di abilitati all’insegnamento). Di fatto quello che credo sia corretto e anche più realistico è mantenere il ruolo doppio dei docenti pubblico-statali italiani, e semmai introdurre alcuni elementi di espressione di preferenza, per es., mediante forme opportune dell’istituto della ricusabilità (motivata). Aspetto controdeduzioni. Grazie attenzione.

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    “Semplicemente la scuola autonoma acquisisce da Comuni e provincie la piena proprietà di edifici e attrezzature.”

    La proprietà di chi diventerebbe? Della scuola come entità giuridica di che tipo? E la Scuola potrebbe allora essere venduta (come si vende per esempio una società?) O si pensa a trasformarle in Fondazioni. Se sono Fondazioni, i genitori in entrata come ne diventano membri? e quelli in uscita come perdono i diritti di …. ‘affiliazione’ alla Fondazione?
    Molti aspetti da chiarire.
    grz. mario

    • Redazione

      Caro Mario, già ora le scuole statali autonome possono possedere beni immobili, pensa agli istituti agrari che hanno un’azienda agricola con trattori, bestiame, stalle e terreni. Quando parli della scuola che potrebbe essere venduta intendi l'”azienda scuola” o l’edificio scolastico? L'”azienda scuola” non può essere venduta, al massimo può essere chiusa per mancanza di alunni. L’edificio può essere venduto, per acquisirne uno più adatto per esempio. Si tratta comunque di un bene pubblico, se la scuola dovesse essere chiusa i beni mobili e immobili passerebbero ad un altro ente pubblico.

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        Ok. Rimane da capire a quale tipo di ente pubblico state pensando? In giudizio chi e come si rappresenta? Sarebbe ancora sotto la tutela dell’Avvocatura di Stato? Ma se si, può lo Stato difendere atti di un CDA di nomina privatista? Se no, con quali fondi la Scuola si difende? i genitori elettori del CDA sono responsabili – con propri capitali? – dell’azioni del CDA? Da chiarire.

        • Redazione

          Sarebbe sotto la tutela dell’Avvocatura dello Stato come un qualsiasi ente statale per es. un comune. La nomina del CDA delle scuole statali autome non è privatistica come non lo è quella di un consiglio comunale, regionale o del parlamento: è il risultato di un’elezione democratica.

          • Avatar

            Questo è da valutare meglio, perchè, nel vostro modello, ad eleggere il CDA non è l’insieme delle persone che ci mettono le risorse (che sono cmq. dalla fiscalità generale).
            Se 500 genitori, che nel giro di 4/5 anni apparentemente potrebbero perfino essere svincolate da relazione con la Scuola, eleggono un CDA che compie un atto per cui la Scuola viene condannato a un risarcimento milionario, chi paga? Non sembra chiaro debba essere lo Stato, che non avrebbe responsabilità.
            Se non state proponendo un modello tipo School Board statunintensi (il che potrebbe essere anche interessante), l’analogia con i comuni non regge.

            • Redazione

              In realtà, anche i Comuni ricevono trasferimenti erariali dallo Stato, per cui, nel caso buchi di bilancio o risarcimenti enormi, il danno finisce per ricadere sulla fiscalità generale. Per questo motivo lo Stato, esattamente come succede per i Comuni, avrebbe il potere di commissariare una scuola autonoma in cui il CDA commettesse illegalità o creasse buchi di bilancio insostenibili. In sostanza, il cambiamento che proponiamo noi per le scuole è analogo al passaggio, per i comuni, dalla governance del Podestà, nominato dal Prefetto, a quella del Sindaco, eletto dai cittadini.

              • Avatar

                NI, intanto perchè quell’aspetto dei buchi dei bilanci locali che ricadono sul bilancio statale è un gran bel problema, che non merita estendere ulteriormente. Secondo, non si può confondere enti territoriali con compiti generali e residenti permanenti, con enti di servizio di settore (istruzione) ed elettorato cangiante.
                Altrimenti, proponiamo che il CDA degli ospedali sia eletto dai malati?

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    Detto per inciso rispetto alle obiezioni principali, scrivete “obiettivo comune l’educazione e l’istruzione”, ma io non includerei l\’educazione che è costituzionalmente estranea ai compiti delle Scuole statali (e a mio parere correttamente così), piuttosto riserva esclusiva delle famiglie.

  6. Redazione

    Oggi, i giovani passano sempre più tempo a scuola, che in ogni caso è la prima esperienza di contatto con la società esterna, e sempre meno in famiglia.
    Sempre più spesso la scuola svolge progetti educativi, a volte richiesti dalle famiglie stesse, a volte all’insaputa degli stessi genitori (educazione sessuale, stradale, alla legalità, contro il “bullismo” ecc…)
    Inoltre, ogni esperienza vissuta in età formativa ha per forza una valenza anche educativa. L’insegnamento come pura trasmissione di conoscenze e competenze è un’utopia. Per fare degli esempi, un insegnante, solo con l’atteggiamento che assume verso gli alunni, può stimolare all’interno della classe lo spirito di competizione, fino al disprezzo dei più deboli, o la solidarietà e il rispetto reciproco.
    Se valuta con equità e rigore trasmette meritocrazia, se è lassista e magari lascia copiare oppure premia la piaggeria più del merito, i ragazzi imparano che nella vita bisogna essere “furbi”.

    • Avatar

      Tutto vero, ma non sufficiente a convincermi. Le Scuole pubbliche in una società pluralista non possono essere esplicitamente educative, di fatto sarebbe una deriva ingestibile. Ma quello che manca nella risposta, è come quei problemi sarebbero allivati nelle scuole con la governance che indicate. Ovvero quello che dovete argomentare, per es. rispetto al caso docente meritocratico vs. docente lassista, è la particolare governance SSA possano migliorare quella situazione.

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        Correzione


        è come la particolare governance SSA possa migliorare quella situazione.

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