“È una vera assurdità:
per definizione lo STATO esprime TUTTA la società non una parte o una micro-parte.. per definizione NON è ideologica. Infatti siete voi che state esprimendo una posizione ideologica.
E se si radunano dei genitori con simpatie nazi-fasciste? facciamo la scuola fascistoide? musulmana o comunista? e in questo scenario quali sarebbero allora i valori COMUNI della società italiana?…
La società non può lasciare che sia la famiglia ad educare perché non può dare nessuna garanzia!
è lo Stato che essendo espressione di TUTTA la società e NON di una parte sola è l’unico ente che può garantire un’educazione veramente oggettiva e NON ideologica.
massimo12/10/2013 alle 7:27 am”
Abbiamo ricevuto questo commento all’articolo che illustrava la nostra proposta di cambiare la scuola cambiando chi la governa. Dati l’importanza dell’argomento sollevato e il fatto che la posizione di Massimo è molto diffusa e acriticamente accettata da moltissimi, abbiamo ritenuto che, oltre alla risposta al commento data in margine all’articolo, fosse importante affrontare l’argomento in modo più ampio e in una sezione del blog più facilmente accessibile.
Innanzi tutto, ci sembra che il concetto di Stato di Massimo sia molto debitore a Thomas Hobbes, filosofo inglese, che nel suo libro Il Leviatano, pubblicato ne 1671, diceva: “Lo Stato rappresenta l’istanza unitaria e sovrana di neutralizzazione dei conflitti sociali e religiosi attraverso l’esercizio di una summa potestas, espressa attraverso la forma astratta e universale della legge ….”.
Questa concezione dello Stato, che salva la società e trasforma le persone in sudditi, ha avuto molte declinazioni: da strumento delle monarchie assolute dei secoli Diciottesimo e Diciannovesimo a quello delle dittature fasciste, naziste e comuniste del Ventesimo secolo. In particolare, è tipica delle dittature fasciste, naziste e comuniste la pretesa di sottrarre i giovani alle famiglie per educarli (cioè strumentalizzarli) nelle loro organizzazioni giovanili.
Non vogliamo assolutamente negare anarchicamente la funzione dello Stato, solo prendere atto che esistono tanti modi di concepirlo. Nel Diciannovesimo secolo, in reazione ad un modello di Stato violento sulla società e le persone, si è incominciato ad elaborare il principio di sussidiarietà.
Il principio di sussidiarietà afferma che i vari compiti che sono necessari per la vita di una società umana devono essere sempre svolti al livello più “basso” possibile, cioè il più vicino possibile alle persone interessate a quella funzione. Bisogna, cioè, riconoscere e valorizzare le capacità delle persone di rispondere ai bisogni sociali, anche auto organizzandosi in enti intermedi.
Questo principio è stato recepito in vario modo sia dalla Costituzione Italiana che dagli ordinamenti dell’Unione Europea.
In particolare la Costituzione Italiana recita all’art. 18 : “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Mentre all’art. 17 afferma che: “La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.
Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:
- a)……
- b)……
- n) norme generali sull’istruzione;……
È evidente, a questo punto, che la nostra proposta è assolutamente recepibile all’interno dell’ordinamento giuridico italiano. Lo Stato italiano è uno Stato democratico, che recepisce il principio di sussidiarietà, e non uno Stato etico, strumento di un gruppo di potere che vuole dominare la società invece che servirla. La Costituzione, inoltre, dice chiaramente, all’ art. 17 citato sopra, che lo Stato legifera in modo esclusivo riguardo alle norme generali sull’istruzione e non che lo Stato deve gestire direttamente tutte le istituzioni scolastiche.